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Progetto ANR

Processetti Matrimoniali

(Venezia, XVI-XVII secolo)

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Statuto dei soggetti e distribuzione di genere (1592-1605)


Statuto dei soggetti e distribuzione di genere
Statuto dei soggetti e distribuzione di genere

Gli attori intorno ai quali si articola un processetto si dividono in tre categorie: richiedenti, testimoni e persone decedute, delle quali il processetto mira a comprovare la morte. I testimoni risultano più del doppio dei richiedenti poiché le norme procedurali prevedevano la presenza di almeno due persone chiamate a deporre.

La distribuzione di genere rispetto a ognuna di queste categorie assume dimensioni proporzionalmente diverse, ma il numero delle donne risulta in tutti i casi inferiore a quello degli uomini. Le donne venivano chiamate di rado come testimoni (4%) poiché la loro parola godeva di un peso minore presso il tribunale rispetto a quella maschile. Si presuppone quindi che venissero convocate per lo più in assenza di testimoni uomini ritenuti più credibili. Le donne compaiono come richiedenti in poco più di un quarto dei processi, soprattutto per certificare lo stato vedovile (71% dei casi) e in misura proporzionalmente minore per accertare lo stato libero. Di fatto la stragrande maggioranza dei forestieri che si univa in matrimonio a Venezia, e di cui si ha il processetto, era rappresentata da uomini. Se da un lato questo aspetto si potrebbe spiegare tenendo conto che la maggior parte dei forestieri era di sesso maschile, dall’altro non si può ignorare che le giovani donne immigrate a Venezia spesso tornavano in patria per sposarsi. Infine, il fatto che i due terzi dei defunti menzionati siano uomini potrebbe essere imputabile alla più breve aspettativa di vita dei mariti rispetto a quella delle mogli, ma anche alla maggior frequenza con cui alle donne veniva richiesto di dimostrare la morte del primo marito, soprattutto se avvenuta altrove.

La presenza femminile sembra essere più incisiva nei processetti aventi motivazioni plurime o atipiche, ovvero in quei casi in cui la dimensione migratoria costituisce una ragione secondaria o combinata alle altre. La bassa percentuale di donne veneziane che compaiono davanti alla curia patriarcale a causa di una loro assenza prolungata da Venezia potrebbe rappresentare un indizio della scarsa emigrazione femminile dalla città, oppure semplicemente significare che questo tipo di mobilità sfugge alla fonte. Tali aspetti, infatti, andranno ulteriormente approfonditi intersecando i processetti con altre tipologie di documentazione e valutando alcuni casi di studio.

Età dei richiedenti al processetto (1592-1604)


Età dei richiedenti al momento del processetto
Età dei richiedenti al momento del processetto

L'età dei richiedenti e dei testimoni è una delle informazioni più interessanti contenute nei processetti. Con sensibili discrepanze da un testimone all'altro, l’età è spesso riferita in modo approssimativo, senza che venga fornito l’anno esatto della nascita. Tale circostanza va tenuta in considerazione osservando i picchi raggiunti dalle età riferite a cifra tonda (20, 30, etc).

In assenza di indicazioni sull'età degli sposi all’interno dei registri matrimoniali, e di studi sistematici di ricostruzione familiare, le informazioni a nostra disposizione su questo aspetto (perlomeno per quanto attiene al contesto veneziano) risultano scarsissime. I processetti ci permettono di rintracciare gli anni di due categorie di persone, in particolare: i forestieri e i vedovi. L'età media è di 36 anni per i vedovi e 26 per i forestieri, indipendentemente dal sesso. Non tenendo conto della popolazione autoctona, il dato anagrafico non permette di calcolare l'età media di matrimonio a Venezia; ciò nonostante appare coerente con i dati esistenti per altre città. L’età apparentemente tardiva è comprensibile rammentando che essa è legata anche alle condizioni di insediamento professionale. L'età al matrimonio, leggermente più bassa nei veneziani di sesso maschile che per diverse ragioni si trovarono a compiere uno spostamento temporaneo fuori Venezia, sembra suggerire che l'età al matrimonio dei nativi fosse un po’ più bassa di quella dei forestieri.

Età dei richiedenti all’arrivo a Venezia (1592-1604)


Età dei richiedenti al momento del loro arrivo a Venezia
Età dei richiedenti al momento del loro arrivo a Venezia


Rapporto tra l’età dei richiedenti all’arrivo a Venezia e l’età al processetto
Rapporto tra l’età dei richiedenti all’arrivo a Venezia e l’età al processetto

I processetti forniscono informazioni anche sull'età dei soggetti al momento del loro arrivo a Venezia. I forestieri, qualsiasi fosse il genere, arrivavano in città tendenzialmente attorno ai 14-15 anni, in coincidenza con l’inizio di un periodo di apprendistato presso un artigiano, oppure, nel caso delle giovani donne, del lavoro domestico. La fonte permette di comprendere meglio anche la mobilità verso Venezia in età più matura. Le vedove e i vedovi che si risposavano a Venezia, sebbene nati altrove, tendevano a giungere in città a un’età più avanzata, intorno ai 24-25 anni.

Incrociando l'età di arrivo a Venezia con l'età del processetto è possibile notare una convergenza tra arrivo in età infantile e matrimonio in età 'precoce'. Chi giungeva in città intorno ai 13 anni, ad esempio, tendeva a sposarsi verso i 22.

Permanenza dei richiedenti a Venezia (1592-1604)

Tempo di permanenza dei richiedenti a Venezia, prima del processetto
Tempo di permanenza dei richiedenti a Venezia, prima del processetto

Dall'età di arrivo in città e da quella del matrimonio possiamo dedurre un terzo dato: ovvero il tempo trascorso tra l’unione matrimoniale e l'insediamento a Venezia. I forestieri impiegavano in media 11-12 anni prima di convolare a nozze. Anche se gli arrivi precoci comportano matrimoni a un'età inferiore, la media è per lo più determinata dalla notevole frequenza di spostamenti verso Venezia in età adolescenziale e dalla parallela necessità di un certo grado di stabilità professionale prima del matrimonio. Ciò nonostante, arrivare in età più avanzata non significava sposarsi più rapidamente.

Età dei testimoni al processetto, età all’arrivo a Venezia e tempo di permanenza in città (1592-1604)


Età dei testimoni al momento del processetto
Età dei testimoni al momento del processetto

Età dei testimoni al momento del loro arrivo a Venezia
Età dei testimoni al momento del loro arrivo a Venezia

Tempo di permanenza dei testimoni a Venezia, prima del processetto
Tempo di permanenza dei testimoni a Venezia, prima del processetto

I testimoni che prendevano parte a un processetto avevano mediamente una decina di anni in più rispetto allo sposo, circa 38. Tale differenza anagrafica trova ragione nella natura dei rapporti intercorsi tra il richiedente e i suoi testimoni, chiamati a fornire informazioni non solo sulla sua condizione contingente, ma anche sul suo passato. Far testimoniare persone dello stesso paese, o accomunate per professione, spesso significava scegliere testimoni della stessa generazione o addirittura della stessa fascia d'età. Tuttavia, se la differenza di età risulta in media così marcata, è evidente che il singolo testimone veniva scelto soprattutto in virtù della credibilità attribuibile alla sua parola, che era sì proporzionale al grado di conoscenza, ma anche determinata dallo status sociale. Ad esempio, la parola del maestro contava di più di quella di un compagno di apprendistato. In questo senso, anche l'età avrebbe costituito un elemento in grado di conferire maggiore o minore autorevolezza alle dichiarazioni.

L'età in cui i testimoni forestieri giungevano in città risulta tendenzialmente più alta di quella dei richiedenti: una media di 19 anni rispetto a quella di 14. Questa discrepanza va messa in relazione all'età più avanzata in cui alcuni professionisti qualificati si trasferivano a Venezia, e tra i quali i testimoni potevano essere selezionati in modo preferenziale, sempre che soddisfacessero i criteri richiesti. Va detto che l’arrivo più tardivo non sembra aver influito sulla durata della loro permanenza a Venezia, che in media si attestava attorno ai 17 anni. Il tempo trascorso in città costituiva con ogni evidenza un consolidamento del riconoscimento sociale del testimone, conferendo così ulteriore credibilità alla deposizione.

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